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mund vedeva soltanto due braccia orribilmente bianche. Prepara la vit-
tima ordinò lei.
Il nano si affrettò a obbedire. Slacciò la camicia del ragazzo, rovesciò il
colletto all'indietro, afferrò Edmund per i capelli e lo costrinse a sollevare
il mento.
Nel frattempo si sentiva un rumore strano, un vzzz-vzzz-vzzz, che dap-
prima Edmund non riuscì a definire. Poi capì: la strega stava affilando un
coltello.
In quel momento altri rumori vennero da tutte le parti: grida confuse,
rimbombare di zoccoli come cavalli al galoppo, un grande sbattere d'ali
nell'aria buia. La strega gettò un urlo, ci fu un attimo di trambusto ed Ed-
mund si trovò libero.
Qualcuno lo sostenne; mentre cadeva in una specie di ovattato dormive-
glia, voci gentili dissero a pochi passi dal suo orecchio: Mettiamolo giù
piano.
Fategli bere un po' di vino.
Su, da bravo, starai subito meglio. Bevi, caro, bevi.
Poi le voci gentili cominciarono a parlare tra loro. Edmund sentiva le
domande e le risposte, frasi come: La strega dov'è?
Non so. Non l'ho più vista da quando le ho strappato il coltello.
Ma non l'hai catturata?
Io? No... non so. Stavo dietro al nano.
Vuoi dire che te la sei fatta scappare?
Be', non potevo occuparmi di tutto. Oh! Qui ci sono un tronco d'albe-
ro e un grosso macigno. Bada a dove cammini e a non inciampare.
A questo punto Edmund non sentì più nulla. Era definitivamente crolla-
to.
Centauri, cervi, aquile e unicorni (la pattuglia di salvataggio che Aslan
aveva mandato in cerca di Edmund) tornarono velocemente alla Tavola di
Pietra, portando il ragazzo con sé. Ma se avessero visto quel che si prepa-
rava, non avrebbero abbandonato la cupa valletta.
Quando sorse la luna tutto appariva tranquillo. Se foste stati laggiù an-
che voi avreste visto un grosso macigno e un vecchio tronco d'albero che
prima non c'erano, e guardando bene vi sareste accorti che nell'uno e nel-
l'altro c'era qualcosa di molto strano. Se aveste avuto la pazienza di aspet-
tare un po', avreste visto che il tronco d'albero posato al suolo e il macigno
(simile a un grasso ometto accucciato) si sarebbero mossi e avrebbero co-
minciato a discutere tra loro. Perché in realtà erano il nano e la Strega
Bianca. Quest'ultima aveva il potere di far sembrare le cose, e se stessa,
diverse da quello che sono, e con grande presenza di spirito ne aveva ap-
profittato proprio mentre le strappavano il coltello di mano. L'unica cosa di
cui si era preoccupata era, naturalmente, la bacchetta magica: infatti era
riuscita a metterla in salvo e ora la teneva stretta tra le mani.
Quando Peter, Susan e Lucy si svegliarono, dopo una buona dormita tra
cuscini di piume, era giorno chiaro. La prima notizia che ricevettero (la
portò il signor Castoro) fu che Edmund era tornato e che in quel momento
si trovava a colloquio con Aslan.
In effetti, quando uscirono dalla grande tenda di seta gialla videro Ed-
mund e il leone che passeggiavano fianco a fianco sull'erba umida di ru-
giada, un po' isolati dal resto della corte. Non è necessario che vi ripeta
quello che Aslan rivelò al ragazzo (e del resto nessuno l'ha mai saputo):
basterà concludere che Edmund non dimenticò mai più quella conversa-
zione. Quando il fratello e le due sorelle si avvicinarono, Aslan disse loro:
Eccovi Edmund, vostro fratello. È inutile parlare del passato.
Edmund strinse le mani a tutti e tre, mormorando un semplice: «Scusa-
mi», al quale ognuno rispose altrettanto semplicemente: «Va bene».
Forse - certamente, anzi - Peter, Susan e Lucy avrebbero voluto dire al-
tre parole, qualcosa che facesse capire con chiarezza come tutto fosse tor-
nato come prima e meglio di prima. Ma non trovarono le espressioni adat-
te, che avrebbero potuto essere solo parole comuni e di tutti i giorni, e ne
furono imbarazzati. Prima che l'imbarazzo diventasse troppo evidente, ec-
co avanzare uno dei leopardi che normalmente stavano ai lati del trono di
Aslan.
Sire disse c'è un messaggero del nemico che chiede udienza.
Venga avanti rispose Aslan.
Il leopardo si allontanò, ripresentandosi pochi minuti dopo insieme al
nano, il cocchiere della slitta.
Quale messaggio mi porti, figlio della terra?
La regina di Narnia e imperatrice delle Isole Solitarie desidera un
salvacondotto per venire qui di persona rispose il nano. Poi aggiunse:
Deve discutere qualcosa che interessa a entrambi.
Regina di Narnia! ripeté sbuffando il signor Castoro. È una bel-
la sfacciataggine.
Buono, buono fece Aslan. I titoli saranno restituiti a chi ne ha
diritto. Intanto lasciamo perdere, caro signor Castoro. Non discutiamone
neppure. Poi, rivolgendosi al nano: Torna dalla tua padrona, figlio
della terra, e dille che può venire senza paura. A patto che lasci la sua bac-
chetta magica sotto la quercia laggiù.
Il nano disse che andava bene e andò via, accompagnato dai due leopardi
incaricati di sorvegliare che le condizioni imposte da Aslan fossero rispet-
tate.
E se trasformasse i due leopardi in statue? bisbigliò Lucy all'orec-
chio di Peter.
Credo che anche i due leopardi ci pensassero e restarono accanto al na-
no, sempre all'erta. Si vedeva da come rizzavano il pelo e agitavano mi-
nacciosamente la coda, come fanno i gatti quando si trovano davanti a un
cane.
Andrà tutto bene. Peter rincuorò la sorellina. Altrimenti Aslan
non li avrebbe mandati.
Dopo qualche minuto la Strega Bianca apparve in cima alla collina, at-
traversò il grande prato e fu davanti ad Aslan.
I tre ragazzi, che non l'avevano mai vista, sentirono un brivido giù per la
schiena solo a guardarla. Dal gruppo degli animali che circondavano Aslan
venne un sordo brontolio. Sebbene il sole brillasse alto nel cielo, tutti pro-
varono uno strano senso di freddo improvviso. Gli unici che sembravano a
loro agio erano Aslan e la strega stessa, anche se, visti l'uno accanto all'al-
tra, formavano il più strano contrasto. Con la grande criniera bionda Aslan
sembrava tutto d'oro, mentre la strega aveva il pallore di un cadavere. Inol-
tre (il signor Castoro lo notò subito) i suoi occhi evitavano di fissarsi in
quelli del grande leone.
Fra i tuoi c'è un traditore, Aslan cominciò la strega.
Naturalmente tutti sapevano che alludeva a Edmund, ma il ragazzo, do-
po tante avventure e il colloquio della mattina con Aslan, non ci pensava
più: guardava il grande leone senza curarsi di quel che diceva la Strega
Bianca.
Ebbene, quel traditore non ti ha offesa obiettò Aslan.
Hai dimenticato la Grande Magia?
Diciamo che l'ho dimenticata rispose gravemente il leone. Par-
lamene tu.
Devo parlartene io? chiese la strega con voce stridula. Devo ri-
peterti quello che è scritto là, sulla Tavola di Pietra? Devo ricordarti che
sulla tavola sono scritte le stesse cose che la spada incise profondamente
nella roccia infuocata della Collina Segreta? Che si tratta delle parole inta-
gliate sullo scettro dell'imperatore d'Oltremare? Sai bene qual è l'incante-
simo che l'imperatore ha gettato su Narnia all'inizio dei tempi. Sai che ogni
traditore mi appartiene, è mio per legge. Ogni tradimento mi dà diritto a
un'uccisione.
Adesso capisco! esclamò il signor Castoro, in tono ironico.
Quella crede di essere la regina e invece fa da boia per conto dell'imperato-
re d'Oltremare. Capisco... capisco...
Buono, buono, caro signor Castoro disse Aslan e fece sentire un
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